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Home Bene comune

Sindaci senza paura delle multinazionali: il ritorno all’acqua pubblica

Scelte politiche oculate stanno determinando grandi cambiamenti in favore delle comunità locali

by Roberto Lessio
28 Settembre 2020
in Bene comune, Cambiare si può, Gli esempi da seguire, Usare bene le risorse
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Sindaci senza paura delle multinazionali: il ritorno all’acqua pubblica
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La differenza tra sinistra e destra, tra progressisti e conservatori, continua ad esistere e lotta insieme a noi. La terza guerra mondiale oggi si sta combattendo con tanti conflitti locali e non più con le bombe atomiche, che comunque restano un potentissimo deterrente militare. La presa del potere di questa nuova guerra globale riguarda i beni comuni che avevamo frettolosamente dato come acquisiti, in mano allo Stato, per una buona qualità della vita di ognuno di noi: sanità, istruzione, casa, lavoro, famiglia, emancipazione e cibo. La battaglia decisiva però, che è già in corso da qualche decennio, non a caso si sta giocando sull’elemento indispensabile all’esistenza di ogni forma di vita su questo pianeta: l’acqua. E’ l’esito finale di questa battaglia non è affatto scontato. Questa inchiesta spiega il perché.

Partiamo da un aspetto curioso. Non ne parla nessuno ma ci sono multinazionali che continuano a diffondere in tutto il mondo il verbo della privatizzazione dell’acqua, anche se non sono più “profeti in patria propria” da anni. Non solo. Dopo che sono state estromesse dalla gestione, perché con quel servizio le medesime multinazionali pensavano solo a far soldi, si è scoperto finalmente, quasi casualmente, un percorso molto interessante dal punto di vista socio-politico. I Sindaci delle città che hanno avuto il coraggio e la forza per buttare fuori le multinazionali dalla gestione del bene che costituisce circa il 70% del peso di ogni corpo umano, hanno letteralmente inventato una nuova organizzazione del servizio idrico e di altri servizi pubblici che sono poi andati completamente a favore dei cittadini amministrati. Allo stesso tempo è venuto fuori (ma i sospetti erano già molto abbondanti) che il meccanismo che governa l’intero processo, la presunta concorrenza del mercato, è una “bufala” planetaria alla quale solo gli sprovveduti governi di turno possono continuare a dar credito. Ammesso che non ci siano altre ragioni che producano i medesimi, ferrei, convincimenti.

Dieci anni dopo la ri-municipalizzazione dell’acqua a Parigi, città sede operativa e gestionale di due delle più importanti multinazionali dei servizi idrici e del ciclo dei rifiuti esistenti al mondo (Suez e Veolia), è molto improbabile trovare qualche cittadino residente che oggi si lamenta del servizio offerto dalla società “Eau de Paris” (Acqua di Parigi). Questa è una società interamente in mano al Comune di Parigi ed è stata creata appositamente per subentrare ai due precedenti gestori privati che erano, guarda caso, Suez e Veolia ,che si erano spartite il contratto parigino: la prima sulla sponda sinistra e l’altra su quella destra del fiume Senna.

L’intenzione dell’amministrazione guidata dal Sindaco socialista di allora, Bertrand Delanoë, e poi perfezionata dall’attuale Sindaca Anne Hidalgo (già vice-sindaca con Delanoë e prima donna Sindaca di Parigi), non era solo quella di sbarazzarsi dei gestori privati che non riuscivano a garantire ciò che avevano promesso alla popolazione. La grande sfida, soprattutto politica, è stata quella di promuovere un servizio pubblico più efficiente, innovativo e rispondente alle sfide ambientali che devono ancora essere risolte. Sfida rispetto alla quale il profitto aveva ed ha ben poco da dire.

A Parigi il prezzo dell’acqua è stato ridotto subito dell’8% grazie al risparmio sui dividendi che prima finivano alle due società private e nel 2020 le bollette sono ancora più basse. E’ stata costituita una commissione composta da cittadini e rappresentanti della società civile con un ruolo consultivo e di controllo rispetto all’operato del gestore. E’ stato facilitato l’accesso all’acqua potabile delle famiglie povere e senzatetto (anche migranti e rifugiati politici). Sono stati avviati programmi per il risparmio idrico e collaborazioni con il settore agricolo per permettere alle aziende la conversione all’agricoltura biologica: conversione che riduce il livello di pesticidi e nitrati nelle acque sotterranee/superficiali e di conseguenza gli investimenti necessari per potabilizzare l’acqua.

Questa scelta politica sta progressivamente determinando proprio in Francia, patria dei profeti delle privatizzazioni, pesantissime sconfitte elettorali. Soprattutto per iniziativa di comitati locali che, estromettendo i partiti tradizionali che avevano assecondato la presa del potere da parte delle medesime multinazionali, si sono impossessati del governo delle loro città, senza passare passare per oscuri click sul computer effettuati da anonimi elettori non identificabili, come accade in Italia.

Il caso francese più emblematico comunque è la innovativa ri-municipalizzazione del servizio idrico nella città di Grenoble, che preceduto ed ispirato quella di Parigi e dove Eric Piolle è divenuto il primo Sindaco ecologista di una grande città francese, battendo i rappresentanti dei partiti tradizionali. Grenoble ha vissuto e sta vivendo una esperienza politica molto simile a quella di Barcellona e in molte altre città della Spagna (Le alternative politiche per risolvere la crisi globale ci sono). Già da alcuni anni l’amministrazione della città alpina ha scelto non solo di eliminare un contratto di privatizzazione che incentivava la corruzione nella gestione del servizio idrico con prezzi alti pagati dai cittadini, ma ha anche realizzato un’autentica rivoluzione nel governo degli altri servizi pubblici essenziali (trasporti, mense scolastiche, energia, ecc.). Tutti questi servizi sono stati resi più ecologici, a misura di bambini e anziani e dando priorità alle forniture locali. Questa esperienza è poi diventata una sorta di contagio politico. Funzionari, politici ed esperti della società civile di Grenoble hanno contribuito a far sì che a Parigi si realizzasse la ri-municipalizzazione. A loro volta poi, funzionari, politici ed esperti di Parigi hanno aiutato altri leader municipali, gruppi di cittadini e sindacati ad opporsi ai piani di privatizzazione nelle loro città e sviluppare propri progetti per far tornare o mantenere l’acqua in mano pubblica.

Così, proprio nel paese dove le due multinazionali più grandi al mondo nei settori dei servizi idrici e dello smaltimento dei rifiuti hanno le loro sedi operative e decisionali, in pochi continuano a credere alle miracolose profezie sulle privatizzazioni: ad oggi nessuno dei Comuni che hanno ri-municipalizzato il servizio idrico è tornato indietro. E quella che all’inizio era soprattutto un’opposizione di principio al fatto che i privati lucrassero con la nostra acqua, poi è diventata una opposizione politica organizzata dal basso e infine una forza di governo che ha cambiato e sta cambiando il destino di queste città coraggiose.

In Italia si è tenuto un referendum il 12 e 13 giugno 2011 nel quale i cittadini si sono espressi chiaramente contro la privatizzazione dell’acqua e a favore della gestione pubblica.

Quasi tutti i partiti presenti in Parlamento si erano espressi nello stesso modo ma poi, tranne che a Napoli e in qualche altro Comune, non è successo niente: il coraggio dei Sindaci francesi dalle nostre parti non è un esempio da imitare.

Tags: bene comunecambiare si puòpoliticausare bene le risorse
Roberto Lessio

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