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Home Ambiente Biodiversità

Servizi ecosistemici: la ricchezza inconsapevole

Impossibile riproporre un'economia che non tenga conto dell'ecologia

by Roberto Lessio
24 Dicembre 2020
in Biodiversità, Cambiare si può, Gli esempi da seguire, Seguire la Natura
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Servizi ecosistemici: la ricchezza inconsapevole
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I benefici ecologici ed economici che spontaneamente vengono creati dalla natura sono sempre stati dati per scontati nelle scelte economiche dei nostri paesi. Sono quei servizi che in gergo tecnico si chiamano “servizi ecosistemici” di cui abbiamo sempre goduto senza quasi mai farci caso: gli insetti impollinatori (le api soprattutto) che trasportano il polline da un fiore all’altro e che ci permettono di produrre frutta e ortaggi; i lombrichi che con la digestione della sostanza organica apportano al terreno gli elementi nutritivi per le piante; i batteri associati alle colture leguminose che fissano l’azoto atmosferico e lo mettono a disposizione per le colture che seguono nella rotazione. Di esempi del genere se ne potrebbero fare a migliaia e in parte si possono trovare in altri articoli su questo sito. Uno di questi esempi però è particolarmente significativo proprio in questo periodo di Covid 19 per capire perché ormai non c’è più tempo e spazio per una economia che ignori l’ecologia. In Europa un albero di medie dimensioni, cioè alto circa 20 – 30 metri, produce circa 1,7 kg di ossigeno al giorno. Grosso modo è la quantità che per vivere mediamente devono respirare 10 persone adulte nello stesso arco di tempo. Negli altri continenti questa media può anche raddoppiare. Lo stesso albero, una volta diventato definitivamente adulto (cioè senza esser stato mai tagliato e ricresciuto) avrà “stoccato” nella su massa legnosa circa 3-4 tonnellate di carbonio.

Questo esempio serve per comprendere che, in riferimento alla nostra salute e a quanto spendiamo ogni anno per mantenerla e/o recuperarla, non riusciremo mai a garantirla veramente se non ci occupiamo con urgenza anche della salute del nostro pianeta. Anche la soluzione dell’attuale pandemia è ormai incanalata definitivamente verso una direzione nella quale saranno i vaccini che permetteranno di fermarla, ma non di risolverla definitivamente, in attesa della prossima che verrà. Intanto i nostri anziani e i nostri bambini continueranno a respirare aria e a vivere in ambienti inquinati: in Europa si calcola che le morti premature causate dall’inquinamento superano le 400mila unità ogni anno. Finora nessuna politica sanitaria seria, basata sulla prevenzione delle malattie piuttosto che sulla loro cura dopo che si sono determinate, ha mai tenuto conto dei servizi ecosistemici che vengono prodotti giorno dopo giorno anche a favore della nostra salute, ma con difficolta sempre più numerose. Le decisioni politiche ed economiche dei nostri governi finora si sono sempre basate sull’uso indiscriminato delle risorse naturali e su pressioni lobbistiche, mentre nella realtà, restando nell’esempio dell’albero, far respirare aria pulita a tutti noi determina anche un grande guadagno economico prima ancora che sanitario ed ecologico. Ma c’è chi sta reagendo a questa logica suicida.

Da anni in Germania hanno deciso di andare nella direzione opposta. L’idea è stata quella di utilizzare i vantaggi prodotti spontaneamente dagli ecosistemi (ma anche dai paesaggi naturali) per far risparmiare ai cittadini i costi ambientali e sanitari dovuti ai cambiamenti climatici. In particolare il progetto partito già nel 2012 e curato dal Dipartimento di Economia per la ricerca ambientale del Centro Studi di Helholtz, sta dimostrando come le piante e l’habitat naturale proteggono le pianure alluvionali dall’inondazioni che sempre più spesso si verificano in tutto il mondo. Eliminando il cemento dalle sponde e delle dighe per lasciare spazio agli alberi e agli animali che vivono lungo un fiume, è stato calcolato che con un investimento di 400 milioni di euro si ottiene un risparmio di oltre 1,2 miliardi sui costi di manutenzione e ricostruzione degli argini a seguito delle catastrofi. Ma in quest’idea del serviazio di ecosistema fluviale ci sono degli aspetti ancora più importanti per la salute del pianeta.

Come detto infatti le piante producono ossigeno e contemporaneamente “mangiano” l’anidride carbonica (CO2) in eccesso presente nell’aria. Ma proprio la CO2 è il maggiore inquinante responsabile dei gas serra e dei cambiamenti climatici, che a loro volta provocano sempre più spesso le alluvioni. Utilizzando questo servizio ecosistemico quindi si ottiene un triplice vantaggio: si respira aria più pulita, si riduce il peso del principale fattore che sta cambiando il clima del nostro pianeta e si prevengono i disastri ambientali. Questo non vuol dire sminuire il valore intrinseco della natura in sé, oppure mettere il “cartellino con il prezzo” ad ogni albero, spiegano i tecnici tedeschi. Si tratta di comprendere in tutta la sua portata l’enorme valore (anche sotto il profilo economico) dell’ecologia e della biodiversità. Del resto questa ricerca in Germania era nata da un precedente lavoro (The Economycs of Ecosystems and Biodiversity) presentato da un gruppo di ricercatori internazionali durante il G8 del 2007; il vertice dei paesi più industrializzati e più ricchi del mondo. La politica anche in quell’occasione fece finta di nulla, esattamente come è successo negli anni con i vertici internazionali tenuti sul tema. Esattamente come rischia di finire anche l’accordo firmato cinque anni fa a Parigi. Un accordo internazionale che ha reso più stringenti gli obiettivi precedentemente fissati dal Protocollo di Kioto sul clima ma che non era stato mai ratificato firmato dalle due nazioni attualmente più inquinanti del pianeta (USA e Cina).

Tutti gli scienzati sono ormai concordi sul fatto che se la concentrazione di carbonio nell’atmosfera supererà le 450 p.p.m. (parti per milione) sarà quasi impossibile poi mantenere sotto i 2 gradi centigradi l’innalzamento della temperatura sulla Terra. Questa soglia è molto più vicina di quanto possiamo immaginare e la soluzione adottata in Germania con il servizio di eco-sistema fluviale è un esempio che tutti i paesi del mondo dovrebbero attuare già da oggi, perché domani, sarà comunque tardi …

 

Tags: cambiamenti climaticieconomia circolareecosistemi naturali
Roberto Lessio

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