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Home Alimentazione e Salute

Il monopolio del mercato mondiale dell’agro-chimica

Nessuno sembra accorgersi della fusione di società che già detenevano un oligopolio

by Roberto Lessio
12 Settembre 2020
in Alimentazione e Salute, Ambiente, Biodiversità, OGM
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Il monopolio del mercato mondiale dell’agro-chimica
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Non se ne parla, ma cinque multinazionali oggi controllano il 56% del mercato globale delle sementi e sei in tutto sono quelle che hanno in mano il 73% del mercato dei pesticidi/fertilizzanti. In questo anno segnato nella storia dalla pandemia del coronavirus si è comunque completata un’ulteriore operazione di concentrazione industriale e commerciale nel settore dell’agricoltura, che era iniziata tre anni fa. L’elaborazione riportata quì di fianco è stata effettuata dall’organizzazione tecnico-scentifica canadese CBAN (Canadian Biotechnology Action Network).

Nel 2018 il colosso chimico- farmaceutico Bayer ha acquistato la statunitense Monsanto per 63 miliardi di dollari. Oggi il nome Monsanto è stato abbandonato, probabilmente perché sistematicamente abbinato alla sua aggressiva politica sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Di sicuro però l’acquisto si rivelato un pessimo affare, ma nel futuro le cose potrebbero cambiare. Lo scorso mese di giugno la Bayer/monsanto ha patteggiato negli USA un risarcimento di 10 miliardi di dollari per i tumori causati dall’erbicida Roundup, contenete il glifosato. Le cause così risolte sono state 95mila, ma altre 5mila persone non hanno aderito al patteggiamento. Ma questo evento nella storia del prodotto è stato solo rimandato nel tempo, visto che il glifosato ha una brutta fama. Era stato usato massicciamente nella guerra nel Vietnam (il famigerato agente “Orange” dal colore dei fusti metallici che lo contenevano) per essiccare le piante della foresta che poi veniva incendiata con le bombe al napalm. Quando poi stava per scadere il brevetto internazionale questo prodotto chimico è stato registrato come base del primo brevetto autorizzato in America per una varietà OGM richiesto della stessa Monsanto; si trattava del mais RR, dove le due R stanno per Roundup Ready: il marchio quindi stava ad indicare “mais adattato al Roundup”. Un nome, un futuro… con lo stesso passato. 

Ancora nel 1967, mentre gli USA erano pesantemente coinvolti nella guerra in Vietnam, la Monsanto aveva costituito una joint venture con la IG Farben, la potentissima compagnia chimico-farmaceutica tedesca che aveva accompagnato e assecondato la folle avventura politica di un certo Adolf Hitler e che poi è stata passata in parte proprio alla Bayer. Può sembrare strano ma la IG Farben, che è stata liquidata ufficialmente nel 1952, ha continuato ad essere trattata alla Borsa di Francoforte come un Trust che conteneva alcune proprietà immobiliari. Venne poi dichiarata in bancarotta il 10 novembre del 2003 dai suoi liquidatori, dopo aver versato 500mila marchi (appena 200mila euro attuali) a una fondazione di ex-lavoratori forzati del regime nazista. Dunque oggi la storia si ripete. Ogni anno per 49 anni consecutivi la sede della compagnia è stata luogo di dimostrazioni da parte di centinaia di manifestanti. Erano tutti ex prigionieri costretti ai lavori forzati, ma mai nessun organo di informazione della cosiddetta stampa libera dei paesi occidentali, tranne qualche rara eccezione, diede conto di quella indomita protesta. Resta il fatto che oggi la Bayer con l’acquisto della Monsanto, possiede il 22% del mercato delle sementi e il 18% del mercato agrochimico.

Un’altra grande fetta di questi due mercati interdipendenti attualmente è in mano ad un altro colosso nato l’anno scorso dalla fusione di due multinazionali statunitensi: la Dow e la DuPont. Entrambe le società, a loro volta, erano e sono titolari di brevetti per sementi OGM. La nuova società è stata chiamata inizialmente DowDuPont che ha poi creato una divisione agricola autonoma con il nome di Corteva Agriscience. La nuova divisione agricola di Dow-DuPont, possiede il 19% del mercato globale delle sementi e l’11% del mercato agrochimico. Ma non è finita.

Proprio mentre all’inizio di quest’anno scoppiava la pandemia da Covid 19 in quel paese, la Cina ha concluso l’acquisto della multinazionale svizzera Syngenta: altra società molto attiva nel settore OGM. L’acquisto, di cui non si conosce bene l’importo, è stato effettuato attraverso la China National Chemical Corporation (ChemChina) che poi, nel gennaio 2020, si è fusa con l’altra grande azienda chimica cinese SinoChem , per formare una nuova società che si chiamerà Syngenta Group. Questa nuova società detiene ora la quota di mercato maggiore dei prodotti chimici per l’agricoltura, con il 24%.

Un una ulteriore grossa fetta del mercato agrochimico è detenuta dall’altra multinazionale tedesca BASF che ora possiede il 12% del mercato agrochimico, dopo aver acquistato da Bayer le attività che questa società è stata costretta a cedere per acquistare Monsanto. BASF ora possiede il brevetto dell’erbicida glufosinato-ammonio (marchio “Liberty”) e i semi OGM “Liberty Link” che sono tolleranti a quell’erbicida. Praticamente si tratta del sostituto del glifosato Roundup Ready che da anni viene proposto in “rotazione” sulle stesse colture OGM.
Il risultato sono le percentuali che abbiamo indicato all’inizio di questo articolo. Ci si chiede dove sia finito il diritto alla concorrenza che le organizzazioni internazionali, a cominciare dall’Unione Europea, hanno inserito tra i suoi principi costitutivi.

Tags: alimentazionebiodiversitàogm
Roberto Lessio

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  1. Pingback: Il fallimento definitvo degli OGM – Natura e Futuro

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