Secondo la FAO, un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato a livello globale, il che equivale a 1,3 miliardi di tonnellate all’anno: FAO è l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Questo determina anche ad uno spreco di terra, acqua, energia, suolo e semi, che aumenta inutilmente le emissioni di gas serra. Gli imprenditori innovativi di tutto il mondo stanno affrontando questo problema in modo creativo usando l’economia circolare per rigenerare il sistema. Abbiamo scelto alcuni esempi che descriviamo qui di seguito.
Futurebrew, è un’azienda avviata nell’aprile 2019 dagli studenti dell’Università di Southampton nel Regno Unito, attraverso l’associazione globale no-profit ENACTUS. Raccolgono frutta, verdura, dolci, pane e piatti pronti avanzati dai supermercati locali, per poi distribuire il cibo fresco tra un rifugio per senzatetto locale e i negozi della comunità. Il pane in eccesso lo portano a un birrificio della zona dove viene trasformato in una birra chiara che vendono online. Il pane non consumato è uno dei maggiori “contribuenti” ai gas serra, dato che nel solo Regno Unito ogni anno vanno sprecate 90.000 tonnellate. La prima birra del business ottenuto dal cibo sprecato (Stag è il suo nome), è andata esaurita nei pub dell’Università in soli due giorni, avendo risparmiato l’emissione di 160 grammi di anidride carbonica nell’atmosfera con ogni pinta.
BuurtBuik (vedi immagine di apertura) è un’organizzazione olandese senza scopo di lucro che lotta contro lo spreco di cibo raccogliendo le eccedenze da supermercati, aziende di catering e ristoranti per cucinare con quel cibo pasti gratuiti e accessibili a tutti nello stesso quartiere. In tutta l’Olanda, squadre di volontari organizzano pasti BuurtBuik nei centri comunitari. I pasti sono cucinati usando solo il cibo in eccesso. Riunendo il quartiere e i volontari, l’organizzazione è diventata anche un movimento che promuove la sostenibilità inclusiva o, come la chiamano loro, la “circolarità sociale”.
La frutta e la verdura “brutta” (in base ad un discutibile criterio estetico-commerciale dettata a suo tempo dall’Unione Europea e poi abolita) sono ancora una delle principali fonti di spreco alimentare. Si stima che almeno il 20% dei prodotti venga buttato via per questi motivi prima ancora di raggiungere gli scaffali del supermercato, anche se i prodotti deformi sono altrettanto nutrienti e deliziosi da mangiare. De Verspillingsfabriek (The Waste Factory) a Veghel, altra azienda dei Paesi Bassi, ha risposto a questo spreco trasformando frutta e verdura brutta in zuppe, salse e stufati. Il 70% delle zuppe e delle salse sono prodotte con l’aiuto di persone “distanzate” dal mercato del lavoro (talenti sprecati), che includono gli anziani e le persone con disabilità, garantendo così l’inclusione sociale.
Loïc Debrabander e Anaëlle Picavet di Wattrelos, una coppia di trentenni da Wattrelos nel nord della Francia, erano alla ricerca di una pelle vegana come un’alternativa a quella ricavata dagli animali,quando hanno avuto l’ispirazione di crearne una propria. Il loro obiettivo era quello di produrre una pelle vegetale sostenibile,e allo stesso tempo affrontare lo spreco del cibo. Come tutte le belle storie, iniziando la loro attività dal proprio garage di casa, hanno fondato l’azienda VegSkin che utilizza le bucce delle banane e dei manghi scartati dai rivenditori per produrre lo pelle. Il prodotto finale non solo elimina le emissioni determinate dall’allevamento del bestiame, ma è anche biodegradabile e può sostituire la maggior parte delle funzioni che i marchi e i consumatori apprezzano nei prodotti a base di pelle, come la flessibilità, l’impermeabilità e la durata. La pelle vegetale può essere usata per creare scarpe, tappezzeria o persino l’arredamento interno delle automobili.
L’azienda danese “Beyond Coffee”(“Oltre il Caffè”) utilizza i fondi di caffè usati per coltivare funghi ostrica (Pleurotus Ostreatus). Da quando ha iniziato, Beyond Coffee ha raccolto oltre 30.000 chili di fondi di caffè, aiutando a ridurre i rifiuti sia a livello domestico che aziendale. Producono GrowKits che facilitano la produzione di funghi ostrica direttamente a casa con i fondi del caffè che ognuno produce quotidianamente; questi funghi sono venduti dal loro piccolo negozio a Copenhagen. I residui della produzione dei funghi poi vengono restituiti ai terreni agricoli, mentre i contenitori usati per raccogliere i fondi di caffè dai ristoranti locali sono puliti da un aiutante assunto da un rifugio locale per i senzatetto: così si promuove anche la circolarità della produzione e l’inclusione di individui socialmente svantaggiati.
In un’economia circolare, il ciclo finale di un prodotto viene rigenerato per formare qualcosa di nuovo all’infinito. Gli esempi riportati sono tutte soluzioni creative di economia circolare che raggiungono contemporaneamente obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche di sostenibilità sociale. Combattendo gli sprechi si creano molti benefici e non più solo problemi economici, ecologici e sociali.
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