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Home Bene comune

Il bilancio che ci lascia l’idiozia del sovranismo

Dieci anni persi inutilmente per affrontare e risolvere le emergenze planetarie

by Roberto Lessio
11 Gennaio 2021
in Bene comune, Cambiare si può
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Il bilancio che ci lascia l’idiozia del sovranismo
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L’idea che ogni nazione può fare da sola lasciando indietro tutti gli altri è la vera sconfitta politica, speriamo definitiva, che lascia dietro di se l’aggressione squadrista a Capitol Hill, la sede del Congresso degli USA. E ad uscirne sconfitto, non è solo il mortificante ex presidente Donald Trump, quello che aveva detto che il cambiamento climatico è una “bufala”, ma anche chi ha voluto a tutti i costi la Brexit (Nigel Farage), chi si dichiara apertamente neo-nazista , chi vuole ripristinare i muri di confine contro gli immigrati anche in Europa (Orban) e chi, come Matteo Salvini, Marine Le Penn e Geert Wilders, fino a poco tempo fa dicevano che uscendo dall’Europa tutto sarebbe andato a posto per i rispettivi paesi (Italia, Francia e Paesi Bassi). Adesso sono tutti in fila davanti alla storia a domandarsi come si possono risolvere le crisi planetarie, pandemia da Covid 19 inclusa, se ognuno continua ad andare per la propria strada. “La paura o la stupidità sono sempre state alla base della maggior parte delle azioni umane” diceva Albert Einstein. Sono le stesse caratteristiche che nel breve periodo danno molto consenso elettorale, proprio come è avvenuto recentemente in tantissimi paesi; ma questa volta la misura sembra essere colma per davvero. L’ultimo decennio, ed in particolare gli ultimi cinque anni nei quali il sovranismo (una forma di fascismo soft e dissimulato) sembrava destinato ad impossessarsi del potere a livello globale, è stato tra i peggiori periodi per l’umanità e per il nostro pianeta. I conti sono presto fatti.

– Malgrado gli impegni solenni assunti da tutti i paesi del mondo con la Conferenza sul Clima di Rio de Janeiro (1992), il Protocollo di Kioto (1997 – ma entrato in vigore solo nel 2005) e l’Accordo di Parigi (2015) le emissioni totali di gas serra negli ultimi dieci anni sono state maggiori che nei due secoli trascorsi tra il 1750 e il 1950. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha verificato che i livelli di CO2 in atmosfera, che avevano superato la soglia simbolica della 400 parti per milione (p.p.m.) nel 2015, sono arrivate a 410,5 p.p.m. nel 2019 e anche lo scorso anno, malgrado la pandemia, sono aumentate ulteriormente. Anche gli altri gas serra, il metano e il protossido di azoto in particolare, nello stesso decennio hanno registrato ulteriori, enormi aumenti rispetto all’epoca pre-industriale. Non sono e non possono essere estranee a questi dati le politiche energetiche attuate dai governi sovranisti, tipo quelle realizzate negli USA per l’incentivazione del “fracking” (tecnica per estrarre petrolio dalla frantumazione delle rocce) e dal contestuale rallentamento della transizione verso le fonti rinnovabili.

– Correlato allo stesso problema è il fatto che 19 dei 20 anni più caldi nella storia climatica registrata sul nostro pianeta si sono verificati nei primi 19 anni di questo secolo. Seguono in questa poco edificante classifica gli ultimi anni del secolo scorso. Questo era ed è un fatto ormai noto a tutti (per questo è stato siglato l’Accordo di Parigi nel dicembre 2015), ma poi l’avvento dei sovranisti ha fatto trionfare l’insensibilità politica, l’ignoranza e la sottovalutazione del pesante bilancio economico e umano che stanno determinando gli eventi meteorologici estremi, la siccità, le inondazioni e la perdita di habitat naturali. Eventi che stanno costringendo fasce sempre più grandi di popolazioni ad emigrare dalle zone di origine. Il fatto che anche lo scorso anno altri 440 miliardi di tonnellate di ghiaccio si sono staccate dalla calotta glaciale della Groenlandia, non li ha minimamente impressionati.

– E’ ulteriormente aumentata la scarsità di acqua utilizzabile per usi civili, industriali e agricoli. Gli analisti della FAO da tempo hanno stimato che in appena un secolo, dal 1950 al 2050, la quantità di acqua potabile disponibile per ogni abitante della Terra scenderà del 73 per cento. Al miliardo e 300 milioni di persone che erano prive di approviggionamento di acqua potabile un decennio fa, se ne sono aggiunte negli ultimi 5 anni almeno altri 200 milioni. La soluzione, secondo i sovranisti, sarebbe quella di “sparare e affondare” le imbarcazioni che le trasportano, clandestinamente, da una sponda all’altra dello stesso mare e oceano.

– Altro problema collegato ai precedenti: anche nel 2020 è cresciuta la perdita di biodiversità a livello globale. A farne le spese sono state quelle specie che mantengono la funzionalità dei “servizi ecosistemici naturali” (leggi anche su questo sito: Servizi ecosistemici: la ricchezza inconsapevole), dai quali dipende, direttamente e in indirettamente, oltre la metà del PIL mondiale. Gli scienziati ritengono che la perdita di biodiversità stia procedendo ad un ritmo 1.000 volte superiore rispetto al tasso naturale di evoluzione delle specie. Le cause sono sempre le stesse: disboscamenti indiscriminati delle foreste pluviali, uso massiccio dei pesticidi in agricoltura (tra tutti i neonicotinoidi e il glifosato), inquinamento diffuso delle acque superficiali e di quelle di falda, ecc.

Soprattutto negli ultimi dieci anni, paradossalmente proprio dallo scoppio di “Occupy Wall Street” e di altri movimenti in molti paesi che denunciarono gli abusi del capitalismo finanziario e l’inerzia politica verso le crisi ambientali, è sensibilmente peggiorata la diseguaglianza economica. Sentimenti di impotenza e risentimento tra coloro che hanno solo assistito, impotenti, ai fasti realizzati dalla globalizzazione selvaggia, hanno spinto al governo leader negazionisti, ignoranti, rancorosi e prepotenti. Non a caso molti esperti di politica internazionale hanno definito questi ultimi dieci anni come “Il decennio della diffidenza” e “Il decennio della disillusione”. Ma dal 6 gennaio di quest’anno, giorno dell’assalto alla sede del Congresso degli Stati Uniti d’America, difficilmente questi leader troveranno lo stesso consenso che avevano appena un anno fa. Molte sono le speranze perché le cose cambino presto e in modo radicale. Una per tutte: il ritorno dei giovani nelle piazze per protestare e per chiedere un mondo migliore che solo leader politici all’altezza della situazione posso realizzare.

Tags: bene comunepolitica
Roberto Lessio

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